Il Mostro di Loch Ness
Anni di studi naturalistici hanno dimostrato senza appello che quella del "mostro di Loch Ness", ipotetica creatura acquatica scozzese per diverse decadi sotto ai riflettori della criptozoologia, non è nient'altro che una leggenda nata ed evolutasi nel tempo attraverso una serie di diverse cause. Non è infatti possibile fornire una sola soluzione per spiegare anni di presunti avvistamenti, resoconti del passato, fotografie, filmati e rilevamenti sonar, quanto invece un insieme di fenomeni naturali, psicologici e sociologici, in grado di coprire la fenomenologia del mostro di Loch Ness nella sua interezza.
Spesso si da per scontato che le ricerche del mostro, verso il quale da questo momento in poi ci riferiremo con il nomignolo Nessie (con il quale è universalmente conosciuto), siano state condotte da sprovveduti dotati di grande immaginazione ed entusiasmo, ma digiuni di conoscenze scientifiche. In realtà, sebbene le ricerche di stampo sensazionalistico sono state molto pubblicizzate, non mancano comunque pubblicazioni di maggiore spessore, sulle principali delle quali (Binns, 1983; Campbell, 1996; Mackal, 1976; Shine, 2006) mi sono basato per stendere le "linee guida" di questo articolo.
Come precedentemente accennato le spiegazioni all'origine del mito di Nessie sono molteplici e si rende quindi essenziale cominciare dall'inizio...
Per i non anglofoni Loch Ness rappresenta un grattacapo già a partire dal nome. Non è infatti raro imbattersi in articoli in cui è riportata la dicitura "lago di Loch Ness". In realtà il suffisso "loch" è il termine scozzese con cui è indicata la parola lago ("lake" in Inghilterra e "lough" in Irlanda) e Loch Ness non significa altro che "lago Ness" (il fiume Ness collega il lago al mare). Da questo momento in poi riferendomi agli avvenimenti che hanno come cornice questo specchio d'acqua, ritengo più corretto (e di più agile lettura) utilizzare le formule "a Loch Ness" e "nel Loch Ness".
Loch Ness è un lago di origine glaciale formatosi circa 10.000 anni fa, che si trova a 16 metri sul livello del mare. Lungo 36,6 km e largo appena un paio è un lago stretto, ma molto profondo (la profondità massima registrata è di 227 metri), che con i suoi 7.452 milioni di metri cubi (Shine, 2006) rappresenta il più grande volume d'acqua dolce della Gran Bretagna.
Le sponde del lago sono ripide e rocciose e sono poche le piante acquatiche sufficientemente vicine alla superficie per essere raggiunte dai raggi del sole. La vegetazione è quindi molto limitata e il lago non potrebbe dare sostentamento a una (per quanto esigua) ipotetica popolazione di animali erbivori di grandi dimensioni.
Le acque meno profonde danno riparo a ciprinidi, spinarelli, lamprede e trote. Più in profondità, in prossimità delle bocche dei fiumi, sono presenti anguille e salmerini, la specie di pesce più numerosa nel lago. Nonostante l'assoluta oscurità, la pressione dell'acqua e le basse temperature, le numerose particelle organiche provenienti dalla superficie permettono il sostentamento di una moltitudine di organismi di minuscole dimensioni (ben 64 le diverse specie al momento catalogate, Shine, 2006), principalmente filtratori che vivono sul fondale. I "mostri" potrebbero così trovare fonti di nutrimento soltanto nei primi 30 metri d'acqua.
Escludendo alghe e zooplankton, le ultime stime della biomassa del lago, frutto di oltre trent'anni di campionamenti e scandagli sonar, hanno stabilito un totale di circa 20 tonnellate, che sebbene maggiore rispetto a quanto ci si aspetterebbe da un lago oligotrofico (povero di sostanze nutritive) come Loch Ness, a livello teorico potrebbe sostenere a malapena una popolazione di 2 tonnellate di super predatori (ad esempio 20 animali di 100 kg ciascuno). Facendo un paragone con animali acquatici conosciuti, una stenella maculata atlantica (Stenella frontalis) di 2 metri pesa circa 120 kg, un'otaria dalla criniera (Otaria byronia) delle stesse dimensioni circa 300 kg e uno squalo azzurro (Prionace glauca) di 4 metri può arrivare a 200 kg.
Il fatto che Loch Ness potesse essere abitato da una popolazione di grandi animali acquatici dall'aspetto insolito, ufficialmente salì agli onori di cronaca soltanto nel 1933, ma quanto queste credenze e tradizioni locali fossero radicate nella popolazione prima di questa data è stato materia di dibattito tra i vari ricercatori. Escludendo il singolare episodio, presumibilmente risalente al 565 d.C., che ci è stato tramandato dalla biografia di San Columba, ma che non ebbe luogo all'interno del lago (consultare questo articolo), le informazioni disponibili databili a prima del 1933 sono piuttosto vaghe e scarse, spesso fornite da presunti testimoni oculari "fattisi avanti" soltanto dopo lo scoppio della "febbre del mostro" del '33.
All'interno del suo The Loch Ness story (1979), Nicholas Witchell riporta che nel 1964, un suo corrispondente dalla Nuova Zelanda gli parlò di un libro pubblicato nel 1769, che descriveva come
Essendo priva di ogni riferimento bibliografico preciso, questa testimonianza non può essere presa in seria considerazione, ma ad ogni modo contiene un curioso riferimento ad un presunto tunnel sottomarino sul quale torneremo in seguito.
Il naturalista Adrian Shine, attualmente a capo del "Loch Ness Project" presso Drumnadrochit, da oltre 30 anni studia il lago sotto ogni suo aspetto (faunistico, botanico, idrologico, geologico...) ed ha sempre voluto mantenere una mente aperta anche sui presunti "mostri" che dimorerebbero le sue acque. Dopo un accurato spoglio di un'enorme quantità di articoli di quotidiani locali antecedenti il 1933, è riuscito a risalire a quello che attualmente è il più antico riferimento bibliografico circa un'insolita presenza animale nel lago. L'8 ottobre 1868 infatti l'Inverness Courier riportò un curioso episodio avvenuto ad Abriachan (villaggio sulla sponda nord ovest di Loch Ness), secondo cui il cadavere di "un enorme pesce" lungo 2 metri era stato ritrovato sulla riva ed alcuni pensarono che si trattasse dello strano pesce che
mentre altri ipotizzarono che si trattasse di un delfino scuoiato probabilmente lasciato sulla riva dallo "scherzoso equipaggio" di un peschereccio di passaggio per prendersi gioco dei "primitivi abitanti di Abriachan".
Un simile quadro dei fatti pone un interrogativo: perché le voci inerenti uno "strano pesce" si sono evolute sino ad arrivare a parlare di un vero e proprio "mostro"? E come mai Nessie è salita agli onori delle cronache soltanto nel 1933?
Il 14 aprile di quell'anno i coniugi Mackay stavano percorrendo la recentemente ampliata strada che costeggia il lago, verso la loro abitazione a Drumnadrochit. In prossimità di Abriachan la signora Mackay, che stava ammirando la superficie piatta dello specchio d'acqua osservò un enorme animale, che descrisse simile ad una balena, dimenarsi e tuffarsi provocando un grande spruzzo d'acqua. La voce si sparse sino a giungere alle orecchie di Alex Campbell, all'epoca dei fatti responsabile delle acque presso Fort Augustus e corrispondente locale per l'Inverness Courier. Dopo avere conosciuto personalmente i Mackay non esitò a scrivere un articolo che inviò al direttore del giornale, il Dott. Evan Barron, il quale sentenziò che
E così il 2 maggio 1933, l'articolo intitolato Strange spectacle on Loch Ness (Strano spettacolo a Loch Ness) fu la scintilla che innescò la più grande "caccia al mostro" nella storia dell'umanità...
Prima di passare allo spoglio delle presunte prove relative alla presenza di una popolazione di strani animali nel lago, ritengo opportuno sfatare alcuni luoghi comuni ben radicati tra i possibilisti circa l'esistenza del mostro di Loch Ness.
Ad esempio all'interno del volume Great Unsolved Mysteries (1984) curato da John Canning, possiamo leggere quanto segue:
Ma il fatto che la regione dov'è situato Loch Ness sia disabitata e isolata (o perlomeno lo fosse stato sino a non molto tempo fa) quando non addirittura poco idonea all'esplorazione, è un errato retaggio ereditato dalla scrittrice Costance Whyte e successivamente ripreso in quasi tutti i libri più superficiali sull'argomento.
All'interno del suo More than a legend (1957) l'autrice si chiede perché, se il mostro ha sempre vissuto nel lago, non se ne è mai saputo praticamente nulla fino al 1933. La risposta a questo quesito sarebbe imputata al fatto che fino a quella data non esistevano strade carreggiabili che costeggiavano il lago e che prima di allora Loch Ness fosse molto poco conosciuto e frequentato.
Di fatto però nel 1933 non fu costruita una nuova strada, ma soltanto migliorata quella che già esisteva (e che era già carreggiabile) sin dall'inizio del 1800. Infatti già da molto tempo il lago era una meta turistica alquanto popolare e particolarmente amata dalla classe media inglese: l'Inverness Courier del 28 agosto 1833 all'interno dell'articolo Visitors to the highlands parla proprio del nuovo boom turistico di Loch Ness.
L'affluenza dei visitatori si moltiplicò già nel 1840 a seguito della restaurazione del Canale di Caledonia e le gite su battelli a vapore lungo il canale (che comprende Loch Ness in tutta la sua lunghezza) divennero alquanto popolari. Stando a Charles William George St. John (celebre naturalista Vittoriano) all'interno del suo Short Sketches of the wild sports and natural history of the Higlands (1846),
La regina Vittoria in persona navigò sul Loch Ness nel settembre del 1873 e dopo questo evento le agenzie offrivano "Tour estivi scozzesi seguendo la strada dei reali" e il lago si riempì ben presto di battelli a vapore.
Loch Ness rimase una meta talmente visitata che nel 1900 l'Higland Railway fu estesa sino a un lato del lago con questo messaggio pubblicitario "new ground for visitors in a most interesting and romantic part of the Higlands".
Un altro luogo comune piuttosto diffuso è che il fondale e le sponde del lago siano disseminate di grotte subacquee nelle quali i "mostri" trovano rifugio e che esistano addirittura veri e propri tunnel sotterranei che collegano Loch Ness al mare. Il problema principale è che tunnel e caverne sono tipici delle aree caratterizzate da rocce calcaree solubili, totalmente assenti a Loch Ness, le cui sponde sono formate da insolubili rocce scistose. Va ad ogni modo aggiunto che in oltre 30 anni di ricerche caverne e tunnel non sono mai stati scoperti all'interno del lago e la loro esistenza è quindi obbiettivamente impossibile.
Stando al database del The Official Loch Ness Exhibition Centre, il numero dei testimoni oculari che dicono di avere osservato un'insolita presenza animale nel lago supera le diecimila unità. Se da un lato una cifra così astronomica sembrerebbe lasciare ben pochi dubbi circa la reale esistenza del "mostro", dall'altro un esame attento delle testimonianze induce a mantenere un certo scetticismo a riguardo.
Per prima cosa, esistono numerosi fenomeni naturali che un testimone può scambiare per Nessie: le acque del lago, incastonate tra le colline, sono particolarmente sensibili in determinate condizioni atmosferiche (che Adrian Shine definisce "il clima di Nessie"), ai più bizzarri fenomeni di rifrazione della luce, in grado di distorcere la visione delle onde e degli oggetti galleggianti. Come se non bastasse lungo le rive e all'interno del lago vivono numerosi animali, che se osservati in condizioni precarie e per pochi istanti possono apparire totalmente diversi da come sono in realtà, inoltre non dobbiamo mai dimenticare che purtroppo, non tutte le persone dicono la verità.
Ma passiamo a qualche esempio concreto...
Anche se sembra una spiegazione piuttosto "esotica", le acque di Loch Ness sono particolarmente soggette a questi bizzarri fenomeni ottici. L'immenso volume del lago infatti reagisce piuttosto lentamente alle variazioni di temperatura stagionali e la superficie dell'acqua è spesso più fredda dell'aria in estate e durante gli inverni più caldi. Questo fenomeno raffredda gli strati d'aria più prossimi all'acqua creando una sorta di "prismi distorti" che possono fare apparire un oggetto molto più grande di quanto non sia in realtà.
I miraggi non colpiscono soltanto gli oggetti inanimati, svassi e cormorani osservati in queste condizioni possono essere in parte all'origine degli avvistamenti di grandi animali dal lungo collo simili agli estinti plesiosauri.
Le onde, specialmente per quanto concerne le descrizioni di animali sinuosi dotati di numerose gobbe, sono la causa principale degli avvistamenti di Nessie.
Mentre in condizioni di cattivo tempo le scie delle imbarcazioni hanno una persistenza limitata in quanto disperse dalle onde, in condizioni di calma possono restare visibili per diverso tempo anche quando il battello che le ha provocate non è più osservabile ad occhio nudo. Sempre in condizioni di calma, queste scie possono percorrere lunghissime distanze, ed è interessante notare come la maggior parte dei presunti avvistamenti di Nessie avvenga proprio in queste condizioni atmosferiche.
Un fenomeno molto particolare può essere generato dall'intersecarsi di due differenti scie di imbarcazioni. Infatti anche se singolarmente queste scie sono poco appariscenti, quando si incrociano possono dare vita a una vistosa "gobba" d'acqua che si muove in una direzione diversa da quella delle scie che l'hanno generata dando l'impressione di un moto indipendente dal vento e dalle correnti (Baker e Westwood, 1984).
Questo particolare tipo di onda è la causa alla base degli avvistamenti di "gobbe simili allo scafo di una barca rovesciata" tanto comuni nella casistica degli avvistamenti del "mostro"...
Nel 1926 Simon Cameron, stava osservando due gabbiani che nuotavano in acqua presso Cherry Island, quando all'improvviso, gli uccelli iniziarono a gridare e ad alzarsi in volo in concomitanza dell'apparire di una forma simile allo scafo di una barca rovesciata che emerse dall'acqua sotto di loro, per sparire dalla vista un istante dopo. Di un caso analogo fu testimone Alex Campbell nella primavera del 1955: si trovava a bordo della propria barca, presso Horseshoe, quando all'improvviso quest'ultima cominciò a sollevarsi sotto di lui. Campbell era terrorizzato, ma l'imbarcazione si alzò e ribassò molto velocemente, poi tutto tornò alla normalità.
Rocce, tronchi galleggianti e anche imbarcazioni (il famoso filmato di Tim Dinsdale non era altro che una piccola barca da pesca, vedi questo articolo) possono essere la causa di molti avvistamenti.
Generalmente, quando gli appassionati possibilisti circa l'esistenza di una specie sconosciuta a Loch Ness commentano le descrizioni dei presunti testimoni, non lesinano di rimarcare il fatto che nessun pesce conosciuto che vive nel lago ha simili caratteristiche. La maggior parte delle persone ignora però il fatto che non tutto ciò che nuota in un lago debba per forza di cose essere un pesce...
Il 20 agosto 1952 Greta Finlay e suo figlio Harry si trovavano in campeggio ad un km a ovest dal castello d'Aldouire. Verso le nove del mattino la loro attenzione fu attratta da un tonfo nell'acqua. Allontanandosi di poco dal caravan, con grande sorpresa, videro a meno di 20 metri dalla riva, un "mostro" dotato di una testa e di un collo molto strani.
Cosa poteva essere questa creatura misteriosa, apparentemente così diversa da ogni animale conosciuto?
La risposta corretta, con molta probabilità, è stata fornita dall'autore Maurice Burton, che esaminò con attenzione uno schizzo dell'animale effettuato dal giovane Finlay. Burton disegnò a sua volta uno schizzo, basandosi sulla fotografia di un cervo di due anni intento a nuotare nell'acqua ed il risultato finale non si discostava di molto dal disegno precedente, se si escludono che nel secondo erano state riprodotte anche le orecchie.
I cervi sono stati visti nuotare nel Loch Ness numerose volte e sono anche stati fotografati in questi momenti in più di un'occasione. Negli individui più giovani i palchi (che ogni anno cadono nel corso della primavera), non sono ancora completamente sviluppati assomigliando a due piccole antenne con una cima a bulbo, inoltre il pelo di questi animali, venendo a contatto con l'acqua diventa scuro e liscio, dando l'idea di una pelle glabra, che può essere accostata, da un osservatore inesperto a quella di un serpente, un pesce o anche di una lumaca. E' da sottolineare che gli avvistamenti di strani animali dotati di due "antenne" sulla testa sono stati molto frequentemente associati a Nessie e che la gran parte di essi si registrano proprio nei mesi estivi, quando è più frequenti per questi animali decidere di rinfrescarsi in acqua. Tra gli altri animali comuni che possono saltuariamente visitare le acque del lago e che i testimoni avrebbero potuto confondere con qualcosa di sconosciuto, il maggiore indiziato sembra essere la foca grigia (Halichoerus grypus). I più importanti esponenti di questa teoria furono il Dr. Townsend, direttore dell'acquario di New York e T.H. Gillespie, segretario della Scottish Zoological Society ed indubbiamente questa congettura possiede diversi punti a proprio favore.
Le foche grigie sono i più grandi pinnipedi che attualmente frequentano le coste scozzesi, dotate di un collo sorprendentemente lungo e flessibile, nuotano aiutate dalle pinne e potrebbero essere di tanto in tanto state avvistate tanto nelle acque del lago quanto sulla terraferma (comportamento che è stato attribuito a Nessie in più di un'occasione). La presenza di questi animali nel Loch é stata documentata per la prima volta in modo univoco dal ricercatore Richard Raynor nel 1999.
Intorno al 1912, un gruppo di cinque o sei bambini si trovava nella baia di Inchnacardoch, all'estremità meridionale del lago, quando un animale balzò fuori dai cespugli per poi dirigersi verso l'acqua. Era grigio, si muoveva come un bruco, ed aveva il corpo massiccio sorretto da due zampe corte. Se questo aneddoto dovesse essere autentico nessun animale potrebbe essere più idoneo di una foca grigia per spiegare l'avvistamento.
Un altro animale con tendenze spiccatamente acquatiche che vive a Loch Ness è la lontra. In realtà questi animali, agendo prevalentemente all'alba e al crepuscolo, possono essere osservati solo molto raramente. Sebbene l'avvistamento di un singolo individuo può chiamare in causa un "mostro" solo nelle menti più sensibili al fascino del mistero, un gruppo di lontre che compie evoluzioni in acqua può dare vita a spettacoli molto interessanti nell'ottica del fenomeno dei "mostri lacustri". L'immagine che segue fu scattata da Tony Markle, dello stato di Victoria, e spedita ad un giornale locale accompagnata da una lettera in cui si dimostrava scettico circa l'esistenza di presunti misteriosi animali acquatici. Mostra un gruppo di quattro lontre che nuota in fila indiana compiendo balzi fuori dall'acqua, una delle tante spiegazioni che negli anni '30 fu avanzata per spiegare gli avvistamenti di Nessie.
Agli albori del mio interesse nei confronti del "mostro" di Loch Ness, convinto che tale operazione potesse essere d'aiuto alle mie ricerche, decisi di procurarmi le immagini e tutti i resoconti delle oltre quaranta fotografie scattate sul lago nel corso degli anni e dichiarate dai rispettivi autori come ritraenti Nessie.
Naturalmente non potevo nemmeno lontanamente sperare di entrare in possesso dei negativi originali, ma nelle mie intenzioni il riuscire a reperirne almeno le immagini, sia dai libri più disparati che dai vari siti internet, sarebbe stato più che sufficiente.
Ai tempi ero molto curioso circa l'esistenza di una specie animale sconosciuta nelle gelide acque del lago scozzese ed il mio obbiettivo, a dire il vero molto presuntuoso, era quello di separare le fotografie visibilmente contraffatte, da quelle possibilmente genuine.
La mia opinione, sulla base dei libri letti sino a quel momento, era che sin troppi autori "avevano preso per buone" molte delle immagini in questione senza accertarsi troppo della loro autenticità ed i risultati della mia ricerca oltre a darmene una conferma, mi fecero capire come in realtà avessi scoperto ben poco, in quanto la verità sulla maggior parte di esse era venuta a galla già da tempo.
Per chi volesse maggiori informazioni in merito segnalo questi due articoli riguardanti le foto in superficie e quelle subacquee la cui conclusione è quella che, dopo oltre 70 anni di ricerche sul campo e 10.000 presunti avvistamenti, non esiste nessuna fotografia genuina di Nessie.
Un sistema sonar può essere riassunto essenzialmente in due distinti componenti principali, uno è il sistema di controllo, che include il generatore d'onde sonore e gli strumenti necessari per visualizzare la forma dell'onda su appositi supporti, siano essi cartacei o gli schermi di un monitor. Il secondo componente è il transduttore, una sorta di altoparlante che viene piazzato sott'acqua e che trasmette e riceve gli impulsi sonori.
Naturalmente la risoluzione acustica è nettamente inferiore a quella visiva, tanto più aumenta la lunghezza d'onda utilizzata dal sonar. Per questo motivo il sonar non può fornirci, se non si possiedono altre informazioni, le dimensioni esatte e la forma di un oggetto.
La forza del segnale è un rapporto tra la densità dell'oggetto rilevato e quella dell'acqua, la dimensione dell'oggetto e la sua distanza. La carne dei pesci ad esempio, differisce di poco in densità con l'acqua (tanto che la maggior parte della forza del segnale proviene dal gas contenuto nella vescica natatoria) e crea segnali piuttosto deboli, mentre quelli provocati dai mammiferi marini risultano più forti. In più di un'occasione si è tentato di scovare Nessie con l'ausilio di queste apparecchiature, ma nessuna spedizione che ha utilizzato questo metodo ha ottenuto risultati molto indicativi.
Dal 1981 al 1982 il team di ricerca di Adrian Shine scandagliò giorno e notte il lago utilizzando un sonar installato a bordo di un catamarano mosso esclusivamente dalla forza del vento. Alla fine delle operazioni furono accumulate informazioni per un totale di 1.500 ore di pattugliamenti sonar. Furono registrati 40 contatti di forza e profondità notevoli, alcuni dei quali sembravano essere stati provocati da oggetti in movimento:
Nel 1986 fu lanciata l'Operation Deep Scan, nella quale fu coinvolta contemporaneamente una flotta di 20 battelli equipaggiati di sonar che percorsero le acque del lago navigando fianco a fianco in linea retta. Nell'eventualità che venisse registrato un segnale degno di interesse, il battello implicato avrebbe dovuto segnalare via radio le coordinate ad un'imbarcazione che si sarebbe recata sul posto per indagare. Molti contatti risultarono essere dei falsi allarmi, essendo provocati da oggetti immobili sul fondale, ma tre di questi, di forza molto superiore a quella dei pesci che vivono nel lago, furono provocati da bersagli in movimento. Le profondità alle quali furono rilevati, 78, 171 e 174 metri farebbero escludere la possibilità che si trattasse di foche e a distanza di anni, per ammissione dello stesso Shine, questi contatti rimangono inspiegati.
Fornire un elenco delle numerose teorie zoologiche avanzate sull'identità di Nessie sarebbe un esercizio di stile prolisso e improduttivo, non possedendo alcuna prova materiale dopo oltre 70 anni di ricerche, l'unica cosa che resta sono le affermazioni dei presunti testimoni oculari, le cui descrizioni sono spesso contraddittorie e combaciano raramente l'una con l'altra.
Chi non si è arreso a questa evidenza ha arbitrariamente tracciato il seguente identikit della creatura: un animale lungo dai sei ai dieci metri, dotato di lungo collo, due o tre gobbe sul dorso, testa piccola, quattro arti a forma di pinna e una coda. Il colore della bestia sarebbe nero o marrone scuro e si sono registrati avvistamenti sia in acqua che sulla terraferma.
La morfologia dell'animale potrebbe senza dubbio ricordare vagamente quella del plesiosauro, teoria tanto cara a Tim Dinsdale, ma l'ipotesi che una simile creatura possa essere sopravvissuta al passare dei millenni in un luogo visitato da migliaia di turisti senza lasciare la seppur minima traccia della propria presenza è un'idea davvero troppo paradossale.
Durante i suoi studi sui serpenti di mare, Heuvelmans in base alle testimonianze raccolte ipotizzò l'esistenza di una grande otaria dotata di gobbe adipose e di un lungo collo flessibile (Megalotaria longicollis). Considerando il clima del Loch Ness e le presunte abitudini di Nessie, un'otaria del genere ammesso che possa davvero esistere, cosa del tutto improbabile, sarebbe la candidata ideale, ma anche questa congettura è destinata a crollare: se animali con le caratteristiche e la morfologia attribuitagli da alcuni testimoni esistessero davvero, li si sarebbe scoperti da molto tempo.
Resterebbe a questo punto soltanto un'altra spiegazione plausibile: gli animali scambiati per mostri di Loch Ness sarebbero in realtà grossi pesci, e gli avvistamenti a terra mal'interpretazioni da parte dei testimoni di lontre, cervi e foche. Ma di che tipo di pesci potrebbe trattarsi?
La lunghezza massima registrata per l'anguilla europea (Anguilla anguilla) la specie presente a Loch Ness, è di circa 180 cm (Couch, 1868), dimensioni che difficilmente possono essere accostate al concetto di "mostro". D'altro canto il fatto che Loch Ness possa essere abitato da una specie di anguilla di grandi dimensioni o di qualunque altro pesce sconosciuto, in grado di eludere centinaia di anni di pesca sportiva e per fini alimentari e 70 anni di campionamenti scientifici intensivi è un'ipotesi che rasenta l'impossibile.
Sarebbe quindi più semplice ipotizzare che taluni individui della popolazione di anguille presenti nel lago, possano saltuariamente raggiungere dimensioni "inaspettate" al punto che un loro fugace avvistamento possa essere ricondotto a Nessie da parte di un testimone suggestionabile.
Nel periodo in cui il biologo Roy Mackal fu a capo del Loch Ness Investigation Bureau venne avviato, per vagliare la possibilità di una simile ipotesi, un progetto per lo studio dell'accrescimento delle anguille nel lago. Nel 1970 ne furono catturate 80, di cui 69 scrupolosamente misurate, ma i risultati ottenuti non poterono dare conferma a questa esotica possibilità.
Riferendoci alle informazioni più antiche, che parlavano della presenza di "uno strano" pesce, forse la migliore ipotesi è che possa essersi trattato di uno storione comune (Acipenser sturio), un grande pesce europeo che può superare i 3 metri di lunghezza. Si tratta di un anadromo, cioè in grado di vivere sia in acque salate che dolci, che risale i corsi dei fiumi durante i periodi riproduttivi. Sebbene questi pesci non si riproducono in Gran Bretagna, talvolta ne sono stati catturati degli esemplari: uno nel 1933 in Galles nel River Towey ed uno nel 1871, presso Inverness. E' inoltre interessante notare come nel 1932, un anno prima dell'esplosione degli avvistamenti di Nessie, la signora MacDonald disse di avere osservato uno strano animale simile ad un coccodrillo, con un collo corto, ma dal muso allungato, nuotare nelle acque del fiume Ness (Shine, 2006).
Un aspetto interessante è l'estrema longevità di questi pesci, la cui vita media si aggira attorno ai 100 anni. Se uno o più esemplari fossero stati effettivamente presenti a Loch Ness, i loro sporadici avvistamenti avrebbero potuto mantenere in vita le leggende sugli "strani pesci" per moltissimo tempo e contemporaneamente il loro numero estremamente ridotto avrebbe potuto permettergli di eludere qualunque tentativo di cattura.
L'ultimo problema che resta da affrontare per quanto concerne l'esistenza del mostro di Loch Ness (ma anche degli altri presunti mostri lacustri) è stato ancora una volta brillantemente trattato da Adrian Shine, che verso la fine degli anni '70 del secolo scorso, escogitò un esperimento per mettere alla prova la capacità di percezione dei volontari che arrivavano a Loch Morar ansiosi di dare la caccia a Morag, il "cugino" del mostro di Loch Ness.
Utilizzò allo scopo un palo di legno lungo e diritto che unì ad una puleggia e ad una corda. Poi calò il tutto in acqua ad una certa distanza dalla riva. In condizioni normali il palo restava completamente sommerso, ma allentando la corda si poteva fare in modo che spuntasse dall'acqua dando l'idea di un animale in emersione. I visitatori che arrivavano sul posto per la prima volta venivano condotti sulla riva e lasciati soli per qualche tempo, dopodiché il mostro di legno di Shine faceva una breve apparizione.
Quando il volontario segnalava l'avvistamento, veniva invitato a sedersi e a tracciare uno schizzo di quello che aveva visto. Benché il palo non avesse alcuna sporgenza, Shine scoprì che un numero significativo di testimoni disegnava una testa minuscola all'estremità di un lungo collo. Sapevano quale aspetto doveva avere Morag, e disegnavano quello che si aspettavano di avere visto e non quello che era apparso in realtà.
BINNS, Ronald (1983), The Loch Ness mystery solved.
CAMPBELL, S. (1996), The Loch Ness monster - the evidence.
MACKAL, P. Roy (1976), The monsters of Loch Ness.
SHINE, Adrian (2006), Loch Ness.
WITCHELL, Nicholas (1979), The Loch Ness Story.