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Serpenti giganti

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Serpenti giganti

miti e leggende sui serpenti costrittori
Ritratto di lorenzorossi di Lorenzo Rossi - Mar, 31/08/2010 - 12:00Qui si parla di

Sui grandi serpenti costrittori e sulle loro presunte dimensioni e capacità, circolano da sempre racconti impressionanti e letteralmente incredibili, che molto probabilmente hanno ben poco a che vedere con la realtà: la fervente immaginazione di romanzieri e cineasti ha contribuito a lasciare, nel corso degli anni, immagini di rettili smisuratamente lunghi estremamente voraci e feroci, capaci di uccidere ed inghiottire un bufalo ed anche esseri umani. Naturalmente la realtà dei fatti si discosta notevolmente dai modelli cinematografici e letterari, anche se con qualche eccezione ben documentata e testimonianze apparentemente attendibili alle quali però non è ancora stato possibile dare conferma e su cui torneremo in seguito, dato che prima sarà necessario sfatare alcuni miti sui protagonisti di questo articolo.

Per prima cosa, per quanto concerne il primato di lunghezza conosciuto per un serpente esistono opinioni molto contrastanti anche tra i ricercatori, sebbene tutti concordino sul fatto che un tale campione possa essere ricercato solo tra i Bòidi ed i Pitonini. Per quel che riguarda la prima famiglia è comunemente accettato che solo l'anaconda (Eunectes murinus), diffuso nelle foreste umide e tropicali del Sudamerica sia in grado di superare i sette metri di lunghezza, mentre nella sottofamiglia dei Pitonini le specie più grandi sono tre: il pitone reticolato (Python reticulatus), tipico delle Filippine e della regione dello Sulawesi, Indonesia, il pitone indiano (Python molurus) ed il pitone delle rocce, o pitone di Seba (Python sebae) originario dell'Africa. Le varie discordanze tra le misure massime, riscontrabili anche nei più rigorosi trattati di zoologia, sono dovute dal fatto che determinare le esatte dimensioni di serpenti di questo genere al di fuori dell'esperienza dei giardini zoologici è un compito per nulla agevole.

Innanzi tutto simili animali si muovono continuamente allungando e contraendo il proprio corpo in qualsiasi punto ed è quindi evidente che in tale modo si possono raggiungere soltanto misure approssimative. Inoltre al contrario di altri Ofidi come ad esempio le vipere, i Bòidi non sono in grado di allungare il corpo in modo da tenerlo completamente teso. Difficoltà non minori si riscontrano nella misurazione di esemplari appena morti, infatti, conservando il corpo una certa elasticità, esiste il pericolo di tenderlo in misura eccessiva rispetto a quella naturale, né tanto meno si possono considerare attendibili gli esemplari da museo, in quanto, conservati in alcool e formalina sono invetiabilmente "contratti" e "raggrinziti" oltremisura. Causa di numerosi equivoci ed esagerazioni sono state inoltre le pelli conservate dei serpenti abbattuti:

E' ben noto infatti che stirando fortemente la pelle fresca di un serpente [...], la si possa allungare in modo considerabilissimo
Giuseppe Scortecci
Un motivo per cui ci sono idee esagerate circa le dimensioni dei serpenti è che non è difficile stirare una pelle sino anche al 20%. In questo modo una persona con pochi scrupoli è in grado di realizzare un serpente più grande di quello realmente esistito. Infatti è difficile scuoiare un serpente senza stirarne la pelle in maniera apprezzabile
Blomber, 1956

Anche le stime di lunghezza eseguite in natura su esemplari vivi, salvo casi eccezionali non possono essere considerate attendibili nemmeno se effettuate da ricercatori esperti.

L'antropologo ed esploratore inglese Arnold Henry Savage-Landor, nel suo "Across unknown South America" riporta un significativo episodio avvenuto lungo il corso del Rio Arinos:

vidi un grande serpente, un altro sucuriù, galleggiare nell'acqua sopra al fogliame e i rami di un albero caduto. Lo spessore del suo corpo che riuscivo a stimare misurava 75 cm di diametro e posso affermare che per un istante, eravamo a soli sei metri di distanza dal serpente, fui così sorpreso che la mia veloce mente matematica costruì nella mia immaginazione un serpente lungo almeno 30 metri
Arnold Henry Savage-Landor

Gli uomini della spedizione abbatterono l'anaconda a fucilate e una volta certi che fosse morto lo esaminarono da vicino dopo averlo trascinato fuori dall'acqua:

Sebbene le sezione che avevamo visto galleggiare fosse davvero grande, il resto del corpo non superava i 10 cm di diametro. Il serpente aveva ingoiato un cervo intero e questa era la causa del grande gonfiore nella parte centrale del corpo. [...] il serpente, dopotutto, misurava soltanto 5 metri e mezzo di lunghezza [...]
Arnold Henry Savage-Landor

Nel 1937 l'esperto di rettili Hyat Verril, mentre stava esplorando la Guiana, si imbatté in un grosso anaconda raggomitolato al sole su delle rocce e chiese alle persone che si trovavano con lui quanto potesse essere lungo:

Il cameraman, alla sua prima esperienza nella jungla disse 18 metri, un missionario che aveva speso gran parte della sua vita in quelle zone e che aveva potuto osservare molti grossi serpenti disse 12 metri mentre le stime degli indigeni variavano dai 6 ai 12 metri. Una pallottola in testa mise fine alla carriera dell'anaconda e quando lo distendemmo e lo misurammo raggiungeva una lunghezza di 5,95 metri...
Hyatt Verril

Come precedentemente ribadito, la maggior parte delle nostre conoscenze ed esperienze su questi animali proviene dagli ambienti dei giardini zoologici e non ci permettono nemmeno di stabilire con certezza la longevità degli individui. Il record in tale senso sembra spettare di diritto ad un anaconda ospitato allo zoo di Washington che sopravvisse fino all'età di 28 anni, ma è auspicabile che allo stato libero, tali animali possano raggiungere anche i 40-50 anni di età.

Quindi se risultasse vero che nei Bòidi, (come in certe specie di coccodrilli) il processo di accrescimento si conclude solo con la morte dell'individuo, non sarebbe da escludere l'ipotesi che in remote regioni tropicali sia effettivamente possibile imbattersi in esemplari di dimensioni inaspettate
Grzimek, 1968

Nel loro ottimo volume "Tales of giant snakes" (1997), gli erpetologi Murphy ed Henderson hanno preso in esame un'enorme mole di dati e aneddoti scartando tutti gli ipotetici record di lunghezza di pitoni e anaconda non confermati da misurazioni ufficiali. In base ai due autori la "classifica" delle più grandi specie di serpenti costrittori risulta essere la seguente:

Pitone reticolato (Python reticulata)

  • 10 metri (Raven, 1946)
  • 8,7 metri (Minton e Minton, 1973)

Pitone di Seba o pitone delle rocce (Python sebae)

  • 9,4 metri (Duncan, 1847)

Anaconda verde (Eunectes murinus)

  • 7,3 metri (Fountain, 1904)
  • 7 metri (Blomberg, 1956)

Simili dimensioni sono considerate eccezionali da parte degli erpetologi, ma per ognuna delle tre specie sopra menzionate non mancano segnalazioni (talvolta riportate da zoologi professionisti) di individui di lunghezza ancora maggiore, che per quanto affascinanti difettano purtroppo di prove dirette in grado di confermarle, mentre spesso quando è stato possibile effettuare indagini più approfondite, ci si è resi conto che le reali dimensioni dei serpenti citati erano molto inferiori a quanto dichiarato...

Nel dicembre del 2004 gli organi di stampa di tutto il mondo si interessarono al caso di un pitone reticolato catturato due anni prima in Indonesia e ospitato per qualche tempo presso uno "zoo" temporaneo nel villaggio di Curugsewu sull'Isola di Giava, dove la targhetta posta sulla gabbia ne indicava la lunghezza in 14,85 metri. Purtroppo appena circolò il primo filmato ritraente questo pitone (visibile a fondo pagina), ci si accorse immediatamente che per quanto imponente, la sua lunghezza arrivava "soltanto" a circa 7 metri.

Branch (1984) riporta di un impressionante pitone di Seba proveniente dalla Costa d'Avorio:

Il più grande pitone delle rocce africano sembra essere quello lungo 9,8 metri ucciso presso il limitare di un giardino a Bingerville, Costa d'Avorio, nel 1932. Comunque mancano molte informazioni su questo esemplare e attualmente questa lunghezza non può essere verificata
Branch, 1984

Nel 1985 H. van Rompaey indirizzò una lettera al direttore di "African Wildlife" allegando una fotografia di un pitone di Seba che si diceva essere lungo 11 metri:

Mi sono ricordato di essere in possesso di una fotografia che potrebbe essere di possibile interesse per i vostri lettori. Allego un duplicato di cui l'originale riporta le seguenti frasi scritte sul retro: 'Boa - 11 m. Veau - 43 kg. Luluabourg 1953'. Non so chi scattò la foto [...] 'boa' naturalmente sta per pitone e 'veau' significa vitello in francese. Se i dati sono corretti il vitello di 43 kg ingoiato per metà non sarebbe eccezionale, ma la presunta lunghezza di questo pitone delle rocce sarebbe, con i suoi 11 metri, un nuovo record. Sfortunatamente non c'è maniera di verificare questi numeri
van Rompaey, 1985

Nel 1959, periodo in cui il "padre" della criptozoologia Bernard Heuvelmans scambiava corrispondenza con il Professore Paul Bonnivair dell'Istituto Agronomico belga di Gembloux, quest'ultimo gli spedì due fotografie inviategli dal figlio Georges Bonnivair tenente-colonnello medico presso la base di Kamina, (allora Congo Belga, oggi Zaire) perché fossero al più presto poste alla sua attenzione. A commento delle immagini c'era il seguente testo (le omissioni tra parentesi quadre sono opera del sottoscritto):

Fotografia scattata a circa 40 metri dal suolo su di un elicottero della base di Kamina dall'aiutante meccanino Kindt. L'elicottero era pilotato dal colonnello aviatore B.E.M. Van Lierde DFC. Il colonnello B.E.M. Gheysen che era seduto accanto a lui stava sonnecchiando. L'elicottero volava a circa 125 metri dal suolo quando il colonnello Gheysen credette di vedere muoversi una sorta di grosso tronco d'albero [...] L'elicottero scese a circa 40 metri dal suolo e la foto fu scattata con una 35mm. Va notato che la vegetazione circostante è la savana arbustiva del Katanga che è costituita di arbusti alti in media due metri. Il luogo dell'avvistamento si trovava a 100 km nord-ovest di Kamina. La foto fu scattata nell'agosto 1959 all'ora di mezzogiorno. Il quarto membro dell'equipaggio a bordo dell'elicottero era il maggiore paracadutista Debefve DSO (Distinguished Service Order).La stima delle quattro persone è la successiva: serpente di circa 14 metri, della larghezza di un uomo, testa triangolare con grosse 'guance' simili a quelle di un cavallo. Gli indigeni del Kasai e del Katanga dell'ovest conoscono questi grandi serpenti che chiamano Moma
da Heuvelmans, 1978

Intervistato diversi anni dopo l'accaduto per una puntata di un documentario sui misteri della natura presentato dal geniale scrittore Arthur C. Clarke, l'ammiraglio Remy Van Lierde, che si trovava a bordo dell'elicottero, fornì la testimonianza che segue:

Avevamo una macchina fotografica a bordo, per cui decisi di sorvolare alcune volte la buca in cui si trovava il serpente per tentare di fotografarlo. Passai sopra la buca almeno quattro o cinque volte. Nel 1959 volavo già da 25 anni, quindi avevo una grossa esperienza in materia di valutazioni della grandezza degli oggetti a terra e direi che il serpente si avvicinava ai sedici metri. Si muoveva all'interno della buca ed era di colore verde scuro, quasi marrone, con il ventre bianco. Quando mi abbassai per avvicinarmi, a circa 6 ,7 metri di altezza, il serpente si sollevò di circa tre metri e potei vedere da vicino la testa che mi guardava. Sembrava quella di un grosso cavallo con mascelle triangolari. Sono certo che se fossi stato alla sua portata mi avrebbe assalito, riuscivo a vedere benissimo il ventre che era largo almeno 60 cm e lungo quasi un metro, avrebbe potuto facilmente mangiare un uomo
Remy van Lierde

Le immagini giunte sino a noi lasciano ben pochi dubbi interpretativi sul soggetto che ritraggono: un enorme serpente che gli specialisti hanno riconosciuto in un pitone di Seba. Purtroppo non si conosce l'altezza esatta da cui fu scattata la fotografia, che dovrebbe essere comunque stata superiore ai 35 metri, ma secondo un calcolo di Heuvelmans l'animale doveva misurare all'incirca 12 metri, lunghezza inferiore ai 16 metri attribuitagli da Van Lierde, ma che comunque permetterebbe di stabilire un nuovo primato per quanto concerne la lunghezza massima conosciuta per quest'ofide.

Naturalmente la fotografia in questione non ha mancato di suscitare accesi dibattiti e controversie, spesso anche da parte di chi non conosceva nulla sugli avvenimenti, e chi desiderasse maggiori informazioni in merito può trovarle in questo approfondimento.

Le storie più numerose (e ahimè fantasiose) circa serpenti "fuori misura" giungono però dal Sud America e naturalmente hanno come protagonisti giganteschi anaconda...

Il biologo colombiano Federico Medem disse di avere osservato un anaconda lungo dai 9 ai 12 metri di cui aveva fatto una stima comparandolo alla lunghezza della canoa sulla quale stava viaggiando (Oliver, 1958).

J. J. Quelch (1898), direttore del Museo di Guyana (Georgetown), dichiarò di avere visto da una distanza di appena un metro e mezzo, un'enorme testa di anaconda emergere dall'acqua presso il Rio Essequibo. Stimò che le dimensioni della testa fossero doppie rispetto a quelle di un anaconda di 6 metri. 

Il 20 maggio 1921 Vincent Roth, anch'egli direttore del Museo di Guyana, descrisse il suo incontro con un gigantesco anaconda presso il Rio Barima:

In un punto della riva un grande albero era caduto nel fiume portando con sé un grande pezzo di sponda. Questa terra spuntava fuori dall'acqua formando un isolotto. Nell'acqua bassa, grossa quanto un barile, la porzione del corpo di un immenso boa d'acqua. Il resto del grande serpente era in acqua. All'inizio pensai che, avendo ingoiato qualche grande animale, l'immenso rettile fosse nello stato di coma generalmente associato alla digestione di queste creature [...] Avanzando di circa 9 metri verso il serpente notai grandi mosche librarsi e appoggiarsi sull'enorme corpo e naturalmente conclusi che fosse morto. Diedi l'ordine di avvicinarci, ma una ragazza indios fece notare che 'qualche volta hanno mosche sulla schiena anche quando sono ancora vivi!'. Decisi così di piantare una pallottola nella bestia per accertarmi se fosse viva o meno. Il primo colpo risolse la questione definitivamente. Il grande corpo ondeggiò e sprofondò nell'acqua profonda, ma la parte di stomaco piena di cibo non riuscì ad affondare, così sparai proiettile dopo proiettile mentre quella massa indifesa ruotava consecutivamente sul suo stesso asse. Sebbene la testa non sembrasse essere più lunga di un metro, l'intero serpente era più lungo della nostra barca, che misurava 8,5 metri... Stimai che il serpente fosse lungo almeno 10 metri nel suo contorcersi sulla superficie dell'acqua a circa 6, 7,5 metri dalla barca nei confronti della quale era più o meno in posizione parallela eccedendo di almeno un metro rispetto la prua e la poppa
Oliver, 1958

Nel 1944 il professore di biologia Emmett R. Dunn, erpetologo presso l'Haverford College ed esperto ricercatore sul campo dell'erpetofauna colombiana, pubblicò un articolo contenente un episodio impressionante:

Il mio amico Robert Lamon, geologo della Richmond Oil Company, mi disse di avere ucciso e misurato un anaconda di 11,5 metri [...]. Ho anche sentito storie su esemplari lunghi 14 metri, ma le dichiarazioni di Lamon non sono di 'seconda mano', ma dirette e degne di fede
Dunn, 1944

James Oliver, che studiò il caso nel suo "Snakes in fact and fiction" del 1958, intervistò personalmente Dunn per conoscere maggiori dettagli sull'accaduto:

Lamon si imbatté nel serpente mentre era alla guida di un gruppo esplorativo per la ricerca del petrolio presso l'alto Rio Orinoco nella Colombia dell'est. Mentre pranzavano lungo la riva del fiume, qualcuno notò il corpo di un tremendo serpente nell'acqua. Il gruppo aveva con sé soltanto pistole automatiche calibro 45, ma spararono diverse pallottole contro il serpente. Quando i suoi spasmi cessarono, lo trainarono sulla riva e lo misurarono con un nastro d'acciaio per i rilevamenti. Tornarono poi a pranzare e ripresero quindi i lavori. Quando ritornarono per scuoiare la loro preda, essa era sparita! Evidentemente i loro proiettili avevano soltanto stordito il serpente
Oliver, 1958

Eppure per quanto difficilmente credibili, le precedenti testimonianze non sono affatto le più impressionanti provenienti dal Sud America...

L'ipotesi dei "super serpenti"

Gli indios del bacino delle Amazzoni chiamano con il nome di sucuriju gigante (Heuvelmans, 1955) enormi serpenti acquatici che descrivono lunghi dai 20 ai 40 metri. Il primo sostenitore occidentale dell'esistenza di simili mostri "più grandi del più grande anaconda", fu Lorenz Hagenbeck, figlio del leggendario commerciante di animali rari ed ex direttore dello zoo di Amburgo Carl Hagenbeck. Divenuto amico fidato del missionario Padre Heinz raccolse da lui testimoniane di prima di mano delle quali, sebbene rasentassero il ridicolo, non osò mai dubitare nemmeno per un momento, ma passiamo ai "fatti"...

Padre Heinz riferì che durante una grande alluvione nel 1922, il giorno 22 maggio stava attraversando un tratto di fiume in canoa diretto a Obidos quando la sua attenzione fu attirata da qualcosa che si muoveva in acqua a poco meno di trenta metri di distanza. Il missionario riconobbe un serpente acquatico gigante, che a sua detta, possedeva un corpo grosso quanto quello di un barile d'olio ed era lungo almeno 24 metri. I locali gli dissero che se il mostro non si fosse precedentemente cibato di numerosi capibara, probabilmente avrebbe assalito e divorato l'equipaggio della canoa. A questa già di per sé incredibile testimonianza se ne aggiunge un'altra, ancora più sbalorditiva, dato che il 29 ottobre del 1929 Padre Heinz ebbe un secondo incontro con uno di questi veri e propri mostri:

Per evitare il grande caldo decisi di scendere il fiume verso le sette di sera in direzione di Alemquer. Verso circa mezzanotte ci trovavamo presso la foce del Piaba quando il mio equipaggio, colto da un improvviso terrore, iniziò a remare verso la riva... In quello stesso momento udii l'acqua spostarsi come se stesse passando un battello a vapore. Immediatamente notai due luci blu verdastre, simili alle luci di navigazione che stanno sul ponte dei battelli fluviali, a parecchi piedi* sopra la superficie dell'acqua. Urlai 'Guardate, è un battello a vapore! Remate di lato altrimenti ci rovescerà'. 'Que vapor de nada', mi risposero,'Una cobra grande!'. Pietrificati girammo tutti lo sguardo in direzione del mostro in avvicinamento che ci evitò e riattraversò il fiume in meno di un minuto, attraversamento che a noi avrebbe richiesto, in caso di acqua calma, da dieci a quindici volte tanto. Forti della sicurezza della terra ferma prendemmo coraggio e ci mettemmo ad urlare per attirare l'attenzione del serpente. In quel momento una figura umana iniziò ad ondeggiare una lampada ad olio sulla sponda opposta, pensando di sicuro che qualcuno fosse in pericolo. Quasi nello stesso istante il serpente emerse in superficie e fummo in grado di constatare la differenza tra la luce della lampada e la fosforescenza dei suoi occhi. Più tardi, al mio ritorno, gli abitanti di quel posto mi assicurarono che la foce del Piaba era la tana di uno sucuriju gigante
Padre Heinz

(* 1 piede corrisponde a 30,4 cm).

Un'altra testimonianza, molto simile a quella precedente ma ancora più assurda, fu raccontata dal mercante portoghese Reymondo Zima, amico di Padre Heinz:

Il 6 luglio 1930 mi stavo dirigendo verso Jamunda accompagnato da mia moglie e dal ragazzo che si occupa della manutenzione della mia barca a motore. La notte era calata quando notammo una luce sulla riva destra. Credendo che provenisse da una casa cercai di avvicinarmi accendendo la luce del mio faro. Subito notammo che la luce iniziò a caricare verso di noi ad incredibile velocità. Una gigantesca onda sollevò la prua della nostra barca quasi capovolgendola. Mia moglie urlò di terrore. Nello stesso istante notammo la sagoma di un serpente gigante emergere fuori dall'acqua ed eseguire un ballo di San Vito attorno alla barca. Dopodiché il mostro attraversò questo affluente ad incredibile velocità creando una gigantesca onda più grande di quella di qualunque battello a vapore alla massima velocità. L'onda colpì la nostra barca di 13 metri con una tale forza che rischiammo di essere capovolti. Diedi forza ai motori per dirigermi verso la terra ferma. Per via dell'indescrivibile eccitazione del momento non mi fu possibile cercare di stimare la lunghezza del mostro. Presumo che a causa di una ferita l'animale avesse perso un occhio, dato che notai una sola luce. Credo che il serpente gigante avesse scambiato il nostro faro per l'occhio di un altro serpente della sua specie
da xxx

L'ultimo mirabolante aneddoto riferito da Heinz ad Hagenbeck aveva come protagonista un locale che il 27 settembre del 1930 stava perlustrando la vegetazione, in cerca di uova di tartaruga, nei pressi di un canale di connessione tra il lago Maruricana e il Rio Iguarapé, quando dietro ad un isolotto galleggiante di rami, piante e tronchi d'albero, osservò due luci verdi:

Penha pensò inizialmente che potesse trattarsi di qualche pescatore a caccia di uova, ma all'improvviso l'intero isolotto fu scosso per 100 metri. [...] Chiamò i suoi due figli e tutti e tre videro un serpente emergere dall'acqua spingendo l'isolotto per circa 270 metri finché lo stretto braccio d'acqua non fu finalmente liberato da quest'ultimo. Durante tutto il tempo poterono osservare attentamente la fosforescenza dei suoi occhi e i grandi denti della mandibola

Esistono persino non meno di due fotografie che immortalerebbero simili mostri, ma prima di passare ad un loro esame si rendono necessarie alcune considerazioni. Chi conosce i serpenti si sarà infatti reso conto che oltre alle dimensioni "improponibili", gli esemplari descritti dai testimoni possiedono altre caratteristiche inedite (e molto poco credibili) per degli ofidi: occhi "luminosi", grossi denti sulla mandibola ed estrema velocità nel nuoto. Ne consegue che nell'impossibilità di una loro reale esistenza, questi animali non sarebbero "semplicemente" anaconda di spropositate proporzioni, quanto rappresentanti di una ipotetica specie ancora sconosciuta. Ipotesi che non ha certo mancato di affascinare i naturalisti più romantici: 

Forse un'altra (sconosciuta e realmente gigantesca) specie di anaconda fu responsabile delle prime segnalazioni, un relitto del Pleistocene già sul viale dell'estinzione. E' convincente che i primi esploratori del Sud America avessero avvistato una specie già rara e sul punto di scomparire
Dinardo, 1993

Una cartolina del 1932 ritrarrebbe uno di questi colossi (immagine a sinistra), ma a ben vedere non mostra altro che un anaconda fotografato da un'angolatura tale che le persone sullo sfondo appaiono di piccole dimensioni. Un'immagine più nitida e interessante (in basso) mostrerebbe un serpente lungo 35 metri ucciso nel 1948 con 500 colpi d'arma da fuoco presso il Rio Oiapoque. Stando a Bernard Heuvelmans "La velocità con cui un cadavere si decompone nei tropici e il fatto che la pelle non aveva valore commerciale può spiegare perché fu lasciato nel fiume (Heuvelmans, 1955)". La spiegazione più probabile è però che, come nel caso precedente, la percezione delle grandi dimensioni del serpente (anche in questo caso visibilmente un anaconda) siano alterate dall'inquadratura fotografica.

Ma un serpente lungo dai 20 ai 40 metri sarebbe biologicamente e biomeccanicamente possibile? 

Un serpente di 20 - 40 metri avrebbe meno possibilità di nascondersi rispetto ad uno di 8 metri e l'enorme dimensione lo renderebbe più vulnerabile ad essere scoperto. Anche i super serpenti devono riprodursi, la loro prole deve nascere piccola per poi crescere e dato che il numero dei piccoli partoriti o delle uova deposte* da una femmina di serpente, nei grandi boidi è proporzionale alla loro grandezza, possiamo immaginare quale sarebbe la portata di una loro nidiata (un anaconda o un pitone di 6-8 metri danno alla luce 70-100 piccoli). Con una prole tanto numerosa la possibilità che un giovane individuo possa essere catturato dovrebbe essere alta [...]. Inoltre dei super serpenti dovrebbero fare i conti con seri problemi di tipo biomeccanico, dato che la loro massa è soggetta alla forza di gravità (che pone non pochi problemi anche ai serpenti di taglia normale). La distribuzione simultanea del sangue dalla testa alla coda in un serpente normale che si arrampica produce accumuli di sangue nella sua parte terminale. I serpenti arrampicatori tendono ad avere il cuore più vicino alla testa, ciò gli permette di mantenere la pressione sanguigna nella regione cefalica. I serpenti acquatici tendono ad avere il cuore nel mezzo del corpo, mentre quelli terrestri tendono ad averlo in posizione leggermente più avanzata rispetto al centro
Murphy e Enderson, 1997

(* gli anaconda sono vivipari, mentre i pitoni sono ovipari). 

Antichi giganti

I ritrovamenti fossili di grandi serpenti attualmente estinti hanno causato non poca confusione, per quanto riguarda le loro dimensioni, anche tra gli specialisti:

Posso anche aggiungere che vertebre trovate a El Fayum, in Egitto, appartenevano a un pitone chiamato Gigantophis [...] lungo dai 16 ai 20 metri
Heuvelmans, 1955

Il "mito" dell'esistenza di super serpenti, almeno nella preistoria, sino a poco tempo fa era ancora abbastanza radicato, ma si trattava tuttavia di un luogo comune. La documentazione fossile riguardante gli Ofidi non è molto vasta, perché la fragilità delle loro ossa, specialmente per quanto concerne il cranio, rende la loro fossilizzazione un fenomeno estremamente raro. Fino a pochissimo tempo fa si conoscevano soltanto 3 generi di grandi serpenti costrittori del passato, tutti iscritti alla sottofamiglia degli Madstoiinae:

  • Il Wonambi naracoortenis, risalente al Pleistocene, viveva in Australia del sud e la sua lunghezza è stimata a 6 metri (Smith, 1985; Barrie, 1990).
  • Il Madtsoia bai della Patagonia, risalente al Paleocene (Hoffstetter, 1959), raggiungeva gli 8 metri.
  • Il Gigantophis garstini dell'Africa del Nord, che raggiungeva i 9 metri (Anderson, 1906; Murphey e Henderson, 1997).

Tuttavia nel febbraio del 2004 la stampa specializzata annunciò la notizia di un vero gigante: le vertebre di un serpente risalente a 60 milioni di anni fa, trovate in una miniera di carbone a nord est della Colombia, indicavano che in vita dovesse essere lungo almeno 13 metri per un peso di 1.100 kg. Battezzato Titanoboa cerrejonesis, non ha purtroppo mancato di riaccendere la fantasia di chi crede alle leggende sul sucuriju gigante provenienti dall'Amazzonia, tralasciando però il fatto che secondo gli scopritori, le grandi dimensioni del Titanoboa erano dovute alle alte temperature, superiori a quelle che si registrano attualmente ai tropici. Inoltre oltre alle ossa del colossale serpente, furono rinvenute anche quelle di potenziali prede, come grandi tartarughe e coccodrilli oggi estinti.

Non esiste quindi nessun presupposto per potere anche soltanto auspicare l'esistenza attuale di una specie sconosciuta di superserpente sudamericano.

Bibliografia essenziale

BLOMBERG, R. (1956), Giant snake hunt. 
BRANCH, W. R. (1984), Pythons and people: predators and prey.
DINARDO, J. R. (1993), Letter to Editors: The Tympanum. Bull. Chicago Herpetol. Soc.
DUNN, E. R. (1944), Los generos de anfibios y reptiles de Colombia, III tercera parte: Reptiles; orden de las serpientes.
HEUVELMANS, Bernard (1955), Sur la Piste des Betes Ignoreés.
HEUVELMANS, Bernard (1978), Les derniers dragons d'Afrique. 
MURPHY, J. C. - HENDERSON, R. W. (1997), Tales of Giant Snakes: a historical natural history of anacondas and pythons.
OLIVER, J. A. (1958), Snakes in fact and fiction.
QUELCH, J. J. (1898), The boa constrictors of British Guiana.
SAVAGE LANDOR, A. H. (1913), Across unknown South America.
VERRIL, A. H. (1937), Strange Reptiles and Their Stories.