Criptozoologia, Zoologia, olotipi e conservazione
Il Codice di Nomenclatura Zoologica impone un chiaro requisito affinché la descrizione formale di una qualsiasi nuova specie avvenuta dopo il 1930 possa essere ritenuta ufficialmente valida: la necessità di un olotipo. L'olotipo rappresenta il campione attraverso il quale la nuova specie viene descritta all'interno di un articolo e molti zoologi, ritengono, a torto (punto su cui torneremo successivamente), che possa essere rappresentato esclusivamente dal corpo completo dell'animale o da un qualunque suo frammento significativo (un cranio, una pelle, etc.). Affinché un olotipo sia ritenuto valido, quest'ultimo deve essere ufficialmente custodito presso le collezioni di un'istituzione riconosciuta ed essere provvisto di un numero identificativo per permettere di risalire ad esso con facilità.
Sebbene la presenza di un olotipo sia indispensabile per quanto riguarda la descrizione di una nuova specie, non sempre lo è per quanto concerne invece la sua scoperta. Ad esempio il toporagno elefante dalla testa grigia (Rhynchocyon udzungwensis), descritto dall'italiano Francesco Rovero nel 2008, fu di fatto scoperto nel 2005 grazie a un'immagine ottenuta da una trappola fotografica, che aveva immortalato presso i monti Udzungwa (Tanzania), un toporagno sconosciuto più grande del 50% di ogni altra specie sino ad allora catalogata.
Il fatto è che, di norma e come auspicato dalla maggior parte degli zoologi, la descrizione formale di una nuova specie deve richiedere il sacrifico di uno o più dei suoi rappresentanti. Bernard Heuvelmans, il "padre" della criptozoologia, ebbe a dire che la zoologia è quella disciplina nella quale un battesimo si festeggia con una morte. Ma considerazioni e posizioni morali a parte, esaminando le cose dal punto di vista della filosofia della scienza, come ci si deve comportare nei casi in cui una nuova specie è anche già in grande pericolo di estinzione? L'incremento vertiginoso della distruzione degli habitat e dello sfruttamento del pianeta è diretta conseguenza di questo.
Affinché una specie possa essere ufficialmente considerata in pericolo di estinzione e quindi protetta dalle leggi, deve però essere stata prima formalmente descritta e questo, come abbiamo visto, richiede necessariamente la presenza di un olotipo. Ma ha davvero senso uccidere deliberatamente individui di specie presumibilmente rimasti in numero molto esiguo, per poterli proteggere dall'estinzione? Ed è davvero una alternativa valida quella di ritardare una descrizione aspettando di trovare esemplari morti in natura?
A questo non piccolo problema gli zoologi e biologi conservazionisti hanno da tempo ovviato preferendo risalire ai trofei di caccia delle popolazioni indigene locali, ma non sempre questo è possibile.
Va però specificato che il Codice non impone mai, in nessuno dei suoi articoli, la necessità tassativa che un olotipo debba essere rappresentato da un cadavere o da una parte anatomica. Anche se in tal senso si è aperto un acceso dibattito, esistono infatti numerose specie ufficialmente descritte, e accettate, "soltanto" sulla base di fotografie e filmati.
Il più famoso esponente di questa linea di condotta è senz'altro Marcus van Roosmalen, famoso zoologo da campo, nonché fautore del metodo criptozoologico per quanto concerne la scoperta, descrizione e salvaguardia di nuove specie animali. Giunto in Amazzonia 35 anni fa in qualità di ricercatore senior dell'INPA (Istituto Nazionale di Ricerche Amazzoniche), il suo infaticabile lavoro sconvolse numerose delle idee che dava ormai per assodate:
Non passò infatti molto tempo prima che Roosmalen si accorgesse che l'area geografica che aveva deciso di studiare, il bacino del Rio Aripuanã, era un formidabile Hot Spot di biodiversità prima di allora totalmente sottovalutato dai ricercatori. Il contatto con i nativi e le spettacolari scoperte zoologiche da lui effettuate (sei specie di primati, una di pecari e una di porcospino descritte formalmente) lo portarono poco a poco ad avvicinarsi alla criptozoologia:
L'obbiettivo principale di Roosmalen è quello della conservazione degli habitat e della biodiversità, in forte contrasto con la politica non sostenibile di concessione del territorio che il governo del Brasile sta attuando negli ultimi anni. L'impegno profuso nella sua missione lo ha portato nel 2000 ad essere nominato "eroe del pianeta" dalla rivista Time, essendo stata una delle poche voci ad avere sottolineato l'ipocrisia di leggi che da un lato perseguitano con accanimento "l'indio che mette una tartaruga in pentola per sfamare la sua famiglia" e dall'altro permettono la distruzione di migliaia di ettari di foresta per realizzare coltivazioni industriali. Lo scopo principale di Roosmalen è quindi quello di fare si che le aree dell'Amazzonia Brasiliana nelle quali a suo avviso vivono in modo esclusivo specie animali molto rare e in via di estinzione (molte delle quali non ancora formalmente descritte), ricevano una protezione totale e vengano considerate come patrimonio dell'umanità da parte dell'UNESCO.
Purtroppo il progetto di Roosmalen è bruscamente e inaspettatamente stato interrotto il 15 giugno del 2007, quando, pagando gli aspri dissidi palesati nei confronti della burocrazia politica brasiliana, fu arrestato per il reato di "biopirateria", con l'accusa di essersi appropriato del patrimonio scientifico e genetico del Brasile a fini di lucro. Successivamente, in seguito a un incredibile numero di proteste giunte letteralmente da ogni parte del mondo, nonché alle infondatezze dell'accusa, lo zoologo fu assolto e rilasciato dopo 57 giorni di carcere a fronte dei 14 anni previsti.
Ma nonostante questa buona notizia le conseguenze per il lavoro di Roosmalen furono disastrose: tutti i presunti olotipi "fisici" di altre potenziali nuove specie da lui raccolti nel corso degli anni, furono infatti sequestrati e distrutti. Attualmente Roosmalen, non facendo più parte di nessuna istituzione del Paese, in qualità di ricercatore indipendente non dispone dei permessi necessari per raccogliere ulteriori campioni che gli permetterebbero, forse, di descrivere formalmente le potenziali nuove specie da lui individuate, che potrebbero in questo modo godere di protezione legale. Inoltre diverse riviste scientifiche sono restie nel pubblicare le descrizioni di alcune specie delle quali era riuscito a depositare gli olotipi prima del sequestro. Roosmalen ha così deciso di inviare gli articoli al nascente Journal of Cryptozoology, una rivista scientifica dedicata alla criptozoologia.
La domanda di fondo rimane la seguente: qual è il comportamento che la scienza deve adottare nei casi in cui la ricerca è oggettivamente resa difficile? Va poi tenuto in considerazione che la descrizione formale di una nuova specie non è eterna e immutabile: in zoologia le revisioni sono una prassi e succede continuamente che taxa ascritti ad una specie conosciuta risultino invece essere entità indipendenti e viceversa. Se quindi in futuro la raccolta di un maggior numero di campioni permettesse di stabilire che alcune o tutte le potenziali nuove specie individuate da Roosmalen fossero di fatto ascrivibili al range di variazione individuale di taxa già catalogati, questo non rappresenterebbe di certo uno scandalo o un qualcosa senza precedenti. D'altro canto invece, l'estinzione di una nuove specie prima della sua descrizione formale risulta essere un danno irreversibile per la conservazione, al quale sarebbe impossibile porre rimedio.
*, **, *** - Anche se Roosmalen parla al plurale, lasciando intendere l'esistenza di più di un olotipo per singola specie, di fatto l'olotipo è sempre e soltanto uno. Gli altri esemplari della stessa specie raccolti, considerati e conservati al momento della descrizione vengono definiti paratipi.