La balenottera di Giglioli
Il 4 settembre 1867 il naturalista italiano Enrico Hillyer Giglioli (che in seguito sarebbe divenuto direttore del Museo Reale di Zoologia di Firenze), mentre si trovava a bordo del veliero Magenta come membro di una spedizione scientifica attorno al mondo, osservò un singolarissimo cetaceo durante il tratto di navigazione tra il Perù e il Cile:
Consapevole dell’eccezionalità dell’esemplare, Giglioli si calò in mare con una scialuppa per potere osservarne meglio i particolari.
Lo zoologo eseguì accurati disegni della balenottera misteriosa, per la quale propose il nome di Amphiptera pacifica. Questo avvistamento possiede ottimi elementi per potere essere considerato a dir poco interessante. In primo luogo l’assoluta competenza dell’osservatore, che diresse per diversi anni il Museo Reale di Zoologia di Firenze e che aveva fatto dello studio dei vertebrati marini la propria specializzazione. Inoltre le condizioni climatiche e la distanza ravvicinata si rivelano estremamente favorevoli per un avvistamento in mare e Giglioli, che fu anche un apprezzato ornitologo e fotografo, diede prova nelle sue numerose pubblicazioni, di grande precisione e spirito di osservazione. Alla luce di quanto esposto ciò che più colpisce è quindi l’estrema singolarità del cetaceo osservato, specialmente in virtù del fatto che possedeva due pinne dorsali, caratteristica sconosciuta per questo ordine di mammiferi, dato che le specie attualmente catalogate ne possiedono una oppure nessuna.
E' bene comunque specificare che al contrario di quelle pettorali, le pinne dorsali dei cetacei non sono arti modificati, ma formazioni di tessuto connettivo il cui scopo principale è la stabilizzazione dell'animale durante il nuoto e quindi, a rigor di logica, la misteriosa balenottera non rappresenterebbe un'impossibilità biologica anche al di fuori della mera casistica teratologica. In tale senso, anche se molto sporadicamente, uno "sdoppiamento" della pinna dorsale è stato documentato nelle megattere (Megaptera novaeanglie). Ad esempio il 31 gennaio del 2013, durante una crociera a largo delle Hawai promossa dalla Whale Pacific Foundation, Herb Hartmann scattò diverse fotografie a un esemplare maschio che esibiva un "abbozzo" di seconda pinna dorsale (immagine a sinistra).
È quindi possibile che anche la balenottera avvistata da Giglioli possa essere spiegata ricorrendo a una malformazione? Per prima cosa le pinne dell'Amphiptera, oltre ad essere ben formate e sviluppate, erano anche vistosamente separate l'una dall'altra da una distanza di circa due metri, il che le farebbe rientrare all'interno di una casistica di mutazioni non ancora documentata, mentre in secondo luogo presentava anche un'altra serie di caratteristiche morfologiche molto insolite. Il problema alla base della teoria teratologica è quindi il seguente: se si fosse trattato di un individuo affetto da una mutazione, a quale specie di cetaceo poteva appartenere?
La risposta più interessante a questo interrogativo è probabilmente quella proposta da Cameron A. McCormick, già coautore di un'interessante ipotesi per spiegare il "cucciolo" di serpente di mare catturato dal capitano Hagelund. A suo avviso infatti il migliore candidato possibile per l'insolito avvistamento di Giglioli è il meno conosciuto e più misterioso rappresentate dei misticeti: la caperea (Caperea marginata).
Per via dell'esiguità di avvistamenti in mare (meno di 25), di questo cetaceo non si possiede né una stima della popolazione né l'areale di distribuzione, che pare comunque limitato alle acque temperate dell'emisfero meridionale. Gli spiaggiamenti sono stati documentati in Argentina, Isole Falkland, Numibia, Sudafrica, Cile, Australia e Nuova Zelanda. A parte due casi eccezionali (80 individui avvistati a sud dell'Australia nel 1996 e 14 individui osservati a sud della Nuova Zelanda nel 2001), le osservazioni riguardano perlopiù uno o due esemplari, a volte in associazione con altre specie di balene e delfini, in particolare globicefali e balenottere minori. Il soffio molto debole e modesto inoltre, rende difficili gli avvistamenti in lontananza.
Secondo McCormick, dato che la caperea fu descritta soltanto 21 anni prima dell'avvistamento di Giglioli, e che dopo questa data le conoscenze su di essa restarono a lungo molto rudimentali, è possibile che il naturalista italiano non sia riuscito a riconoscere questo cetaceo. La mandibola fortemente arcuata e l'assenza di strie golari sono infatti compatibili sia con la Caperea marginata che con l'Amphiptera pacifica, ma le somiglianze sembrano fermarsi qui.
Le pinne del cetaceo descritto da Giglioli sono infatti grandi e a forma di falce, mentre quelle della caperea sono piccole e arrotondate. Il rostro dell'Amphiptera pacifica è molto largo, mentre quello della caperea è stretto e allungato. Ma soprattutto, la caperea raggiunge una lunghezza massima di 6,5 metri (uno dei nomi con cui è conosciuta è balena franca pigmea) mentre la balenottera osservata da Giglioli ne misurava 18. McCormick giustifica questa discrepanza adducendo al fatto che le stime delle dimensioni di un oggetto in mare risultano molto difficoltose (cosa assolutamente vera in mancanza di un punto di riferimento) e che lo stesso Giglioli, durante il medesimo viaggio, aveva attribuito a una megattera una lunghezza di circa 30 metri, mentre gli esemplari più grandi conosciuti raggiungono "soltanto" i 18 metri. L'Amphiptera rimase però al fianco della corvetta per ben 15 minuti in condizioni di mare calmo: un tempo e una distanza più che ottimali per avere una buona stima della lunghezza dell'animale.
Esiste inoltre un brevissimo accenno a un presunto avvistamento di un cetaceo simile risalente al 1983, avvenuto nel Mare Mediterraneo in prossimità della Corsica. E' stato riportato dallo zoologo Jaques Maigret nel 1986 all'interno di una sua pubblicazione riguardante i cetacei della costa occidentale dell'Africa, ma purtroppo le informazioni fornite risultano molto scarne:
Ma in mancanza di elementi più sostanziosi l'ipotesi di McCormick merita senz'altro di essere tenuta in considerazione in qualità di ragionevole spiegazione del misterioso incontro di Giglioli.
GIGLIOLI, Enrico Hyller (1870), Note intorno alla distribuzione della fauna vertebrata nell'oceano prese durante una viaggio intorno al globo, 1865-1868. Giuseppe Civelli, Firenze.
MAIGRET, Jacques (1986) Les ataces sur les Cotes Ouestafricaines: encore quelques imigmes! Notes Africaines, no 189, Janvier: 20-24
RAYNAL, Michel and SYLVESTRE, Jean-Pierre (1991), Cetaceans with two dorsal fins. Aquatic Mammals Journal 17.1: 31-36
ROSSI, Lorenzo (2012), Criptozoologia, animali misteriosi tra scienza e leggenda. Vol. 1 mammiferi