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Quando Sagan cercava il mostro di Loch Ness

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Quando Sagan cercava il mostro di Loch Ness

cosa lega una vecchia star della criptozoologia al papà dei debunker?
Ritratto di lorenzorossi di Lorenzo Rossi - Lun, 12/11/2012 - 09:30Qui si parla di

Carl Sagan (1934-1996) è stato un famoso astronomo, divulgatore e filosofo della scienza, portabandiera del cosiddetto scetticismo scientifico. Con un suo articolo dal titolo "C'è un drago nel mio garage", ribadì con grande efficacia un famoso e ineccepibile concetto già introdotto dal filosofo Bertrand Russel, che possiamo sintetizzare in questo modo: l'onere della prova sta a chi asserisce l'esistenza di qualcosa e non a chi la nega.

Può così sembrare incredibile che tra le sue oltre 300 pubblicazioni scientifiche possa figurare anche uno studio dedicato al mostro di Loch Ness, specie se tale studio rappresenta a conti fatti un perfetto manifesto alla pseudoscienza. Eppure è quanto avvenne nel 1976, quando un 42enne Carl Sagan realizzò, supportato dalla NASA (!), un "progetto" (disponibile in allegato a fondo pagina) di 5 paginette dal titolo: Tempi di rilevamento e densità di numero di organismi mobili rari: applicazioni a Loch Ness.

Il sunto del lavoro di Sagan è che, modificando leggermente la formula per il calcolo del tempo medio di collisione tra molecole in un fluido, è possibile dedurre la densità di numero di un organismo mobile raro in uno spazio tridimensionale, sostituendo il concetto di tempo medio di collisione con il tempo medio tra un avvistamento e l'altro da parte dei testimoni. Prendendo in esame i parametri più svariati, dal volume di Loch Ness, alla torbidità delle sue acque sino alla presunta velocità dei "mostri" (quantificata in 3 metri al secondo), Sagan conclude che il lago potrebbe ospitare dai 10 ai 1000 organismi "la cui natura resta ancora più incerta della loro esistenza, ma sembra più probabile che essi siano la variante minore di un taxon contemporaneo piuttosto che, ad esempio, l'unico gruppo superstite di rettili acquatici del Mesozoico".

L'astronomo spiega inoltre che un simile approccio può essere applicato anche ai pianeti che si presume possano ospitare macro organismi da scoprire, accennando a Marte e all'utilizzo delle sonde Viking.

I motivi che hanno portato Sagan a produrre un articolo del genere, se escludiamo i finanziamenti ricevuti, potrebbero essere riconducibili alla bibliografia da lui citata, che riporta le pubblicazioni di Robert Rines, Sir Peter Scott e Roy Mackal. Il primo, a dispetto di una laurea in giurisprudenza, fu un brillante inventore che apportò importantissimi contributi nell'evoluzione degli strumenti di rilevamento sonar, mentre il secondo un celebre naturalista co-fondatore del WWF. Nel 1975 avevano pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature un articolo in cui avanzavano la necessità di dare un nome scientifico al famoso mostro di Loch Ness. Tre anni prima infatti, Robert Rines utilizzando una macchina fotografica subacquea di sua invezione, era apparentemente riuscito a fotografare le pinne in movimento di un animale non conosciuto alla scienza. Queste immagini, che fecero il giro del mondo, colpirono molto l'opinione pubblica, ma nel 1984 emersero errori di fondo che ne demolorino l'attendibilità (cliccare qui per maggiori info)

Roy Mackal era invece un professore di chimica dell'Università di Chicago, divenuto famoso per i suoi studi pionieristici sui virus e il DNA e grande appassionato di criptozoologia. Per una serie di circostanze negli anni '60 era divenuto il coordinatore del The Loch Ness Phenomena Investigation Bureau, compito al quale si dedicò con grande impegno e meticolosità. Il suo libro The Monsters of Loch Ness, pubblicato nel 1976, fu il primo vero tentativo scientifico di risolvere il mistero di Nessie, la cui parte più interessante era rappresentata dai numerosi contatti sonar anomali di grandi oggetti in movimento nelle profondità del lago. Si potrebbe così supporre che Sagan fosse rimasto affascinato da queste pubblicazioni, decidendo così di dare il suo contributo alla causa.

Roberto Labanti segnala che il progetto di Sagan sopra menzionato, che fu successivamente pubblicato nel 1976 sul numero di dicembre di Nature con il titolo "Se ci sono potrebbero essere molti?", era uno dei tanti facenti parte del grant NASA 33-010-101, incentrato sull'esobiologia. La curiosità di Sagan nei confronti di Nessie sembra inoltre essere nata da un incontro incentrato sul mostro di Loch Ness che il biologo Kraig Adler organizzò nel 1976 alla Cornell University.

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