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Lo strano sauro di Adrian Conan Doyle

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Lo strano sauro di Adrian Conan Doyle

un animale misterioso e improbabile dell'Etiopia
Ritratto di lorenzorossi di Lorenzo Rossi - Lun, 10/11/2014 - 09:30Qui si parla di

Questo articolo nasce grazie alla curiosità dell'utente Valerio, che sul forum ha chiesto informazioni riguardanti uno strano animale descritto da Adrian Conan Doyle, pilota automobilistico, cacciatore, esploratore e figlio minore del famoso Arthur Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes.

Curiosamente anche il noto Sir Arthur fu protagonista di un episodio criptozoologico, ma se nel suo caso (ne ho parlato qui) è stato possibile azzardare un'ipotesi plausibile per spiegare quello che ritenne essere l'avvistamento di un plesiosauro nelle acque del Mare Egeo, per quanto concerne la testimonianza di suo figlio Adrian le cose si fanno più complicate. Si tratta infatti di un episodio caratterizzato da riferimenti molto vaghi e rimasto isolato nella casistica degli avvistamenti di animali insoliti, che ha tutta l'aria di essere totalmente inventato. Non è possibile appurare quanto sia il frutto della fervida immaginazione dello scrittore piuttosto che di quella del suo (presunto) testimone, l'unica cosa certa, a dispetto delle dichiarazioni finali del protagonista, è che nessuno è tornato sul luogo dell'incontro per scattare fotografie al misterioso animale...

Nel suo libro Heaven has Claws, pubblicato nel 1952 e dedicato ad esperienze di pesca grossa e avventure assortite nell'Oceano Indiano, Adrian racconta di quando a bordo del Dunnottar Castle durante una battuta di pesca nelle acque dell'isola di Mafia (Tanzania) fece la conoscenza di un personaggio rimasto anonimo, ma che l'autore dice di conoscere, descrivendolo come un cacciatore esperto di safari in varie parti dell'Africa e ottimo tassidermista che aveva in due occasioni prestato i propri servizi allo zoo di Londra. Adrian e il suo interlocutore parlarono di leggendari animali africani quali il Lau e l'orso nandi, fino a quando fu posta una fatidica domanda: "nel corso dei tuoi safari ti sei mai imbattutto in qualcosa di sconosciuto?" . E come in ogni buon libro di avventure che si rispetti, la risposta non può che essere affermativa:

Ero nel corso di un safari in una zona molto remota al confine tra Sudan e Abissinia [attuale Etiopia] e a pomeriggio inoltrato giunsi in uno strano luogo. Il paesaggio era piuttosto arido e bruciato in quella zona e suppongo che doveva essere presente una sorgente sotterranea perpetua o qualcosa di simile, per spiegare l'affioramento di alberi e paludi di un verde vivido coperte da alti giunchi che riempivano una depressione tra due colline. Le guide native mi intimarono di andare per un'altra direzione, ma io volli dare un'occhiata più da vicino [...]. Appena entrato nella cintura degli alberi rallentai il passo e tolsi la sicura dal mio fucile perché fui subito consapevole che c'era qualcosa che si muoveva davanti a me. Un istante dopo guardavo stupito attraverso la vegetazione la creatura dall'aspetto più incredibile che avessi mai visto in vita mia. Gli alberi erano letteralmente una cintura che cingeva uno spazio aperto con un grande formicaio [...]. Sul terreno, accanto al formicaio, ma senza nutrirsi da esso, c'era una cosa simile a un'enorme lucertola. Era lunga, devo dire, dai 300 ai 360 cm, di colore grigio sporco e dalla testa di rettile. La sua pelle era curiosamente increspata e appena sopra alla schiena e alla coda correva un'alta cresta di bargigli. Notai i grandi artigli scintillanti delle sue zampe e sollevai il fucile. Ma non potei sparare. Sapevo di essere in presenza di qualcosa di incredibilmente raro, infatti non avevo mai visto né sentito parlare di qualcosa di lontanamente simile! Qualche istante dopo cominciò a muoverisi ondeggiando in direzione della palude e appena la sua coda sparì tra i giunchi corsi ad esaminarne le impronte. I segni erano di tre dita, ma molto confusi, il che significava che la Cosa strisciava le zampe piuttosto che compiere dei passi. Mi sedetti immediatamente e iniziai a disegnare mentre i dettagli erano ancora freschi nella mia mente. I miei ragazzi attendevano fuori dalla cintura degli alberi e sembravano conoscere qualcosa circa la creatura, della quale pronunciarono il nome locale che è impossibile da riportare letteralmente e che significa "uno cattivo". Bene, quando tornai in zone più civilizzate e ne parlai ai miei amici ci furono molte risate e accenni al bere. Ma di regola se c'è una cosa che non faccio è toccare superalcolici durante un safari
da Doyle, 1952

"Voglio venire con te in quel posto", fu la prima reazione di Adrian.

"Spero di tornare là un giorno. E la prossima volta porterò una macchina fotografica", fu la risposta del testimone. Ma purtroppo questa storia termina qui...

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